(de) Brayda

Insediamento nel Regno di Napoli

I Brayda di Napoli discendono dunque direttamente da Oddo Brayda il Vecchio, che servì nella compagnia militare di Carlo e forse anche nella sua spedizione crociata. Suo nipote, Oddone (Odnodum) de Brajda, è la figura menzionata nel testamento del 1325 di Policane de Alneto—un nobile ecclesiastico che gestì gli obblighi spirituali e dinastici della famiglia nella Napoli angioina.

Pur non essendo più un guerriero, Oddone ereditò la responsabilità feudale e la vocazione diplomatica del nonno, insieme a un matrimonio strategico con Antonella Cantelma e alla funzione di garante giudiziario. Le sue azioni nel garantire e autenticare il testamento della madre—tramite il notaio reale Angelo Gambatella—riflettono la posizione di una famiglia nobile ancora vicina alla corte angioina, influente sia nelle strutture religiose che giuridiche del regno.

Conclusione: una nobile stirpe che attraversa regni e dinastie

La famiglia Brayda rappresenta un esempio eccezionale di continuità nobiliare di lunga durata: dai governatori sotto i Merovingi in Provenza-Piemonte, ai cavalieri e signori feudali sotto gli Angioini nell'Italia meridionale, fino ai custodi ecclesiastici della memoria dinastica nella Napoli del XIV secolo.

Il loro retaggio toponomastico, il servizio militare, l'integrazione ecclesiastica e i matrimoni aristocratici li collocarono al crocevia delle tradizioni nobiliari latina, franca e italiana—una linea transregionale che si estendeva dai cuori post-carolingi alle corti spirituali dell'Anjou napoletano.

La Linea Brayda: Dalla Provenza merovingia a Napoli angioina
Una dinastia radicata nel governo regio

La famiglia Brayda (o de Brajda) discende da una casa nobile di antiche origini, i cui antenati più remoti sono documentati come governatori e amministratori fondiari in Provenza durante la tarda epoca merovingia (circa 650–750 d.C.). All'epoca, la regione della Provenza comprendeva non solo la Francia sud-orientale ma anche i territori transalpini dell'odierno Piemonte, allora parte del Regno merovingio di Borgogna e Austrasia.

I membri della famiglia Brayda—originariamente conosciuti come de la Braida o de Prata nei documenti merovingi e carolingi—ricoprivano alte cariche come comites (conti) o duces (governatori militari), responsabili sia di territori ecclesiastici che di vasti fondi agricoli fortificati (braidas, ossia praterie sotto patronato monastico o regio). Il nome "Brayda", derivato dal latino volgare prata (prato), è strettamente legato a toponimi come Prado, Prato e Prada, tutti indicanti terre verdi nobiliari spesso adiacenti a fondazioni religiose o alle periferie urbane.

Affiliazione reale e ipotesi genealogica

Il ruolo della famiglia Brayda nell'amministrazione merovingia—specie in Provenza e nell'Italia settentrionale—suggerisce non solo prossimità alla corona, ma possibile consanguineità con la linea reale. In diversi contesti gallo-romani e altomedievali, la nomina dei governatori locali (rectores o duces) era spesso riservata a rami cadetti della dinastia regnante o a casati nobili imparentati, soprattutto in zone di frontiera instabili come il Piemonte e la Liguria. È dunque plausibile, e sostenuto da schemi genealogici e consuetudini onomastiche, che i Brayda costituissero un ramo collaterale o affine in linea cognatica ai Merovingi stessi—un'eco ancestrale che avrebbe poi trovato espressione nella loro elevazione sotto altri monarchi stranieri come gli Angioini.

Migrazione verso sud: da Alba-Bra a Moliterno

Tra l'XI e il XII secolo, la famiglia Brayda aveva consolidato la propria presenza nobiliare a Bra, nei pressi di Alba, nella regione delle Langhe. La città di Bra, anticamente conosciuta come Brayda, costituì il toponimo e la sede della famiglia per generazioni. In questo periodo, i Brayda detenevano piccoli feudi, diritti di patronato religioso e incarichi militari al servizio della Casa di Savoia e dei marchesi del Monferrato.

La migrazione decisiva verso sud avvenne a metà del XIII secolo, quando Carlo I d'Angiò, fratello di Luigi IX di Francia, conquistò il Regno di Sicilia (Napoli) nel 1266 con l'appoggio papale. Oddo Brayda, cavaliere e comandante esperto della linea piemontese dei Brayda, si unì alla campagna di Carlo e ne divenne uno dei più fidati comandanti militari. In premio ricevette terre in Basilicata, tra cui il Castro di Moliterno, e con tutta probabilità diritti giurisdizionali su fortificazioni e comunità locali.